giovedì 3 marzo 2011

Jew

Ho guardato l'orizzonte lontano, scrutando un uccello che combatteva contro i raggi del sole.
La sua ombra era proiettata sulla mia fronte e il suo battito d'ali era come un suono di conforto per me. Non ho mai alzato gli occhi al cielo e ammirato tutto quello che il mondo avrebbe voluto raccontarmi. E non so perché ma quel giorno lo feci, come se facendo un atto del genere avrei potuto suscitare la curiosità di Dio nei nostri confronti.
Le nuvole in cielo erano meravigliose, al contrario di quelle che erano attorno a me. Stavo soffocando nel fumo, nell'odore di bruciato, non vedevo e capivo più niente.
Sentivo rumori di bastoni, gente che urlava e si accasciava a terra, che si avvinghiava alle gambe di altri poveracci e non ti lasciava più correre.
                Siamo trattati come animali in questo campo desolato. Ogni giorno spero, ogni giorno prego, ogni giorno sogno che questo incubo finisca. Gli ufficiali che mi guardano con disprezzo e vedono in me niente se non una saponetta scadente. I miei amici che diventano nemici. Coloro che amavo che diventano coloro che odio, che disprezzo. E' impossibile vedere così facilmente come un uomo possa diventare una bestia, è frustrante vedere che il buono che era in noi muore quando si varca la soglia di quel campo. Come l'anima di ciascuno di noi muore non appena si è entrati in quel campo.
               Tutti quei giorni in cui ho pregato, ho sperato...i miei fratelli, i miei genitori, sono morti. Sono morti con l'incapacità di combattere, sono morti in preda alla disperazione e al dolore. Sono morti e io li ho visti morire davanti ai miei occhi. E io non sono morta con loro. Con quale coraggio io mi sono messa a sperare? Con quale superbia ho preteso che un Dio lassù mi ascoltasse?
Ho odiato la parola “ Speranza “ in quel campo. Perché usciva dalle bocche di tutti i miei compagni come se fosse l'unica cosa da dire. Tutti sapevano solo dire “speriamo” ... tutti non facevano altro che affidarsi alla speranza. Speranza... ma quale speranza? Quella di morire sulla strada. Quella di morire fucilato, quella di avere due pezzi di pane anziché uno. La speranza di essere trattato meno da animale, la speranza di sopravvivere ad una guerra che ti priva del tuo essere e di tutto ciò che hai...la speranza di poter sopportare un giorno tutto quello che si è passato. 
                    La speranza di non piangere più ripensando a tuo padre sepolto vivo sotto cumuli di cadaveri, la speranza di dimenticare tua sorella che ora giace morta tra le tue braccia, la speranza di cancellare tutte le persone che sono morte per aiutarti, la speranza di non sentirti in colpa per chi è morto a causa tua. La speranza di non alzarsi nel cuore della notte e vedere quelle immagini che saranno per sempre i tuoi fantasmi...
Guardo anche oggi l'orizzonte lontano. Sono di nuovo un essere umano, ma non sarò mai libera come quell'uccello che adesso vola in cielo.
     Ancora oggi spero che tutti stiano bene, come se fossi ancora chiusa li dentro...a piangere ed urlare. Spesso ancora ci penso a come sarebbe stata la mia vita senza tutto quello che è stato l'inferno...
Forse, sarò sempre prigioniera della mia stessa speranza di vivere una nuova vita senza me stessa.



S. 

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